IL
RICORDO
C'è quella vecchia scenetta di Carosello in cui la moglie Valeria
C'è quella vecchia scenetta di Carosello in cui la moglie Valeria
Fabrizi, fingendo di battibeccare con il marito Aroldo Tieri, abbraccia
il proprio frigorifero: «È solido, onesto, sicuro... è uno Zoppas».
Com'era lui, all'anagrafe Luigi ma per tutti Gino, «uno dei più noti
capitani d'industria del Veneto», per citare Il Gazzettino che mezzo
secolo fa dava la notizia della sua dipartita. Sono trascorsi infatti
cinquant'anni dal 23 maggio 1970, ma è più che mai attuale la lezione
dell'imprenditore visionario che trasformò la Sinistra Piave trevigiana
nell'Inox Valley italiana: «Allora c'erano le guerre, adesso c'è la
pandemia, ma papà ci direbbe di rimboccarci le maniche e di andare
avanti», confida il figlio Gianfranco, che insieme alle sorelle Maria
Teresa e Sara e ai fratelli Enrico e Renzo oggi commemorerà
l'anniversario in forma privata, com'è nello stile della dynasty di
Conegliano.
DALLA BOTTEGA ALLA FABBRICA
Cominciò tutto qui, nella città del Cima in cui molto parla anche (e
ancora) degli Zoppas. Innanzi tutto la storica ferramenta in piazza
Calvi, avviata grazie al prestito senza garanzia di una banca del
territorio, tanto per dire dei tempi e dell'azzardo: Ferdinando Zoppas &
figli, il fabbro che faceva i mercati e aprì una bottega, insieme ai
giovanissimi Francesco, Riccardo Augusto e appunto Gino, classe 1906. Ma
anche la leggendaria residenza di famiglia, in quel civico 2 all'angolo
fra via Battisti e via Pittoni: di là l'aperta campagna e di qua le case
popolari, in mezzo la prima fabbrichetta, fondata dopo la morte di papà
Ferdinando nel 1924. Un'intuizione dietro l'altra: prima la riparazione
delle cucine a legna e a carbone assemblate chissà dove, poi l'acquisto
dei piastroni delle navi in demolizione per realizzare gli stampi,
quindi la produzione del primo modello economico a marchio Zoppas. O
meglio, 3oppas, grazie alla zeta gotica graficata dallo zio Luigi
Buzzati, fratello di mamma Maria e parente alla lontana di Dino, che
aveva insegnato calligrafia.
L'EPOPEA
La svolta del 1930, quando venne fabbricata la leggendaria cucina
Augusta, segnò l'inizio dell'epopea. A ciascuno il suo ruolo: i numeri
ad Augusto, lo sviluppo a Francesco, l'innovazione a Gino. Ecco allora
le lamiere dei bidoni dell'olio, utilizzate in pieno conflitto mondiale
per dare forma alle cucine da campo con il fondo piegato, affinché
potessero scivolare sui terreni di battaglia innevati. Ma anche il
modello 48, incoronato nel secondo dopoguerra come «la regina delle
cucine» alla Fiera di Milano, così richiesto da ampliare gli
stabilimenti. E poi, con i viaggi di Gino negli Stati Uniti nel corso
degli anni 50, l'idea di produrre elettrodomestici mai visti qui: il
primo frigorifero, la prima lavatrice, la prima cucina a gas, fino alla
prima Stovella del 1964, nome con cui tutt'oggi qualche coneglianese
chiama la lavastoviglie.
IL BOOM
Per l'Italia erano gli anni del boom, economico e demografico. Ma per
Conegliano quell'esplosione coincise con un vero e proprio big bang
imprenditoriale, mito fondativo del miracolo Nordest. «Nostro padre
trasformò quella che era una civiltà agricola in una società industriale
sottolinea Gianfranco Zoppas allevando attorno a sé generazioni di
collaboratori che hanno via via ampliato i loro orizzonti, mantenendosi
però fedeli alla sua impronta: qualità, onestà, internazionalizzazione».
Tanti suoi dipendenti si misero infatti in proprio, diventandone magari
fornitori, prima di spiccare il volo da sé. Ma intanto a volteggiare nel
firmamento internazionale, tanto da esportare in 92 Paesi del mondo, era
anche la Zoppas: quella che «li fa e nessuno li distrugge», fra le prime
a riconoscere una gratifica natalizia, allestire la mensa, promuovere i
circoli per i pensionati, fare una beneficenza mai esibita, organizzare
le colonie per i figli degli operai e degli impiegati.
LE FORZE
Quando morì a 64 anni, seguito nel giro di undici mesi anche dai
fratelli Augusto e Francesco, Gino non fece in tempo a vedere la fusione
tra la veneta Zoppas e la friulana Zanussi, poi entrambe finite
nell'orbita della svedese Electrolux. L'industriale illuminato lasciò
stabilimenti estesi su un milione di metri quadrati, che occupavano
7.000 addetti. «Oggi ne contiamo 15.000 evidenzia il presidente
Gianfranco in un gruppo che annovera anche la San Benedetto, l'Irca e la
Sipa. Per noi figli, e per i nipoti, l'insegnamento di papà è lo stesso
di sempre: lavorare, cercare di sviluppare i bisogni degli altri,
comportarci in maniera onesta, fare conto sulle nostre forze». Senza
ostentazioni, anche oggi, cinquantesimo anniversario: solo una
celebrazione religiosa, «molto intima», nella chiesa dei Frati ai piedi
di Parco Rocca.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA |